l'improbabile alambicco, ovvero lo strano caso dell'identificazione proiettiva

Pubblicato: 20 febbraio 2020
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l'opinione assai condivisa secondo cui l'identificazione proiettiva descrive fe-nomeni onnipresenti e facilmente osservabili si dimostra infondata. All'analisi si rivela, invece, un concetto fondato su un"epistemologia bizzarra, che, dal punto di vista teorico, sembra contraddire le concezione correnti sul transfert e il controtransfert, vertenti sullo stesso materiale clinico di riferimento. l'identificazione proiettiva, più che descrivere un fenomeno e una misteriosa prestazione psichica della coppia terapeutica, mira a risolvere in modo improprio il problema più grave della teoria tradizionale che, costruita sull'assunto del punto di vista intrapsichico, fatica a rendere conto della sostanza intersoggettiva della relazione terapeutica. Trattando le interazioni come se fossero processi intrapsichici, essa consente di aggirare la necessità di modificare il quadro teorico di base, evitando il problema di stabilire quali cambiamenti teorici e clinici sarebbe necessario affrontare, se si dovesse accettare l'asserto che oggetto della teoria e della terapia sono le interazioni e non i vissuti intrapsichici della mente isolata.

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Scano, G. P. (2020). l’improbabile alambicco, ovvero lo strano caso dell’identificazione proiettiva. Ricerca Psicoanalitica, 27(2), 93–119. https://doi.org/10.4081/rp.2016.219