Il PDM-2 e la sua applicazione clinica. Livelli di organizzazione di personalità, stili di funzionamento e loro implicazioni terapeutiche

Pubblicato: 2 gennaio 2020
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Autori

Fedele alla prospettiva "prototipica" della diagnosi di personalità, il PDM-2 si propone come "una tassonomia di persone" piuttosto che "una tassonomia di disturbi", prestando cioè attenzione a "chi è" quella persona e non solo a "cosa ha". Nella prospettiva dell'utilità di questo manuale diagnostico per la formulazione del caso, gli autori propongono tre vignette cliniche che corrispondono alla descrizione dei livelli di gravità nevrotico, borderline e psicotico dei disturbi di personalità. Evidenziano così come per essere adeguatamente usato il PDM-2 presupponga una conoscenza del paziente, un dialogo in atto con il clinico, una rinuncia a un rapido riduzionismo diagnostico. Il valore del PDM-2 è dunque quello di consentire l'espressività soggettiva del paziente e del clinico, senza rinunciare alla ricerca e al linguaggio generale condiviso proprio di ogni strumento diagnostico.

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Come citare

Bonalume, L., Cozzaglio, P., & Greppi, S. (2020). Il PDM-2 e la sua applicazione clinica. Livelli di organizzazione di personalità, stili di funzionamento e loro implicazioni terapeutiche. Ricerca Psicoanalitica, 30(1), 11–36. https://doi.org/10.4081/rp.2019.98