Quando l'analista è un "nuovo oggetto cattivo": la cura analitica tra coazione a ripetere e apertura al cambiamento

Pubblicato: 31 agosto 2013
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Il seminario si propone di stimolare una riflessione sugli aspetti autoriflessivi della partecipazione dell'analista al processo. In particolare viene presa in esame, attraverso una vasta esemplificazione clinica, l'inevitabile riproposizione da parte dell'analista dei modelli relazionali familiari su cui il paziente ha strutturato il suo mondo interno. A causa di elementi propri della sua personalità, può avvenire che l'analista si riproponga come un "nuovo oggetto cattivo", cioè come oggetto che disapprova e disconferma (Fairbairn), e che debba ingaggiare una lotta con se stesso per non essere intrappolato nel ruolo dell'oggetto antico. Steven Cooper, che ha affrontato queste tematiche nel suo libro del 2010, A disturbance in the field, sostiene che il paziente percepisce emotivamente i flussi della lotta interiore dell'analista e, grazie a questo, la coppia analitica può comprenderne la ripetizione attraverso il mantenimento da parte dell'analista di una costante posizione autoriflessiva. Ciò costituisce una parte importante dell'azione terapeutica. A questo segue un"ampia rassegna storica sul concetto di azione terapeutica, in rapporto agli inevitabili limiti dell'analista nello svolgere il suo compito.

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Cooper, S. H. . (2013). Quando l’analista è un "nuovo oggetto cattivo": la cura analitica tra coazione a ripetere e apertura al cambiamento. Ricerca Psicoanalitica, 24(2), 85–104. https://doi.org/10.4081/rp.2013.397