NEL MONDO DELLA GIUSTIZIA: FRATTURE E CONTINUITA' TRA REGIME FASCISTA E ORDINAMENTO DEMOCRATICO


Pubblicato: 3 marzo 2020
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Per quanto possa apparire paradossale, per alcuni decenni dopo la caduta del fascismo nel mondo della giustizia convivono radicali fratture rispetto al regime e ferrea continuità nella struttura ordinamentale, negli uomini (le donne entreranno in magistratura solo nel 1964) e nelle prassi operative della magistratura italiana. Per rendersi conto di quanto fosse profonda la contraddizione tra fratture e continuità converrà richiamare per sommi capi lo stato della giustizia nel regime fascista, che a sua volta si poneva in termini di sostanziale continuità con lo Stato liberale. La magistratura non godeva nè dell'indipendenza esterna dal potere esecutivo, nè dell'indipendenza interna dai vertici dell'organizzazione giudiziaria e dai capi degli uffici. In particolare, il pubblico ministero era in rapporto di diretta dipendenza dal Ministro della giustizia; quanto alla magistratura giudicante,  i poteri relativi allo stato giuridico (ingresso in carriera, assegnazione della sede, trasferimenti, promozioni, incarichi direttivi, azione disciplinare) erano esercitati dal Ministro della giustizia o da commissioni di alti magistrati istituite presso il ministero. [continua]


Neppi Modona, G. (2020). NEL MONDO DELLA GIUSTIZIA: FRATTURE E CONTINUITA’ TRA REGIME FASCISTA E ORDINAMENTO DEMOCRATICO. Il Politico, 251(2), 239–254. https://doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.247

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